La terapia Sistemico Relazionale, nata negli Stati Uniti agli inizi degli anni 50, si basa sull’assioma della scuola di Palo Alto che dichiara: “non si può non comunicare”. Ogni gesto fatto, ogni parola detta, ogni attenzione mostrata, ogni decisione presa o non presa, infatti, comunica qualcosa a chi ci sta intorno. Una comunicazione non efficace parla di un disagio enorme da sopportare e di un’emozione difficile da gestire con cui fare i conti. In un contesto teorico di questo tipo, viene da sé che i sintomi sono, innanzitutto, messaggi che inviamo alle persone importanti che fanno parte della nostra vita. Uno dei compiti del terapeuta, da questo punto di vista, è quello di decifrare questi messaggi sintomatici, comprenderli a fondo per trasformarli in messaggi più sani e adeguati a cui dare una risposta. Poiché “i sintomi forniscono al terapeuta una mappa stradale e indicano dove va cominciata la terapia” (Kenney, 1985), il comportamento sintomatico è paragonabile ad un “prurito”, a un “faro di luce” o a un “suono di tromba” che attira l’attenzione della famiglia, degli amici, dei vicini, del terapeuta e del paziente verso se stesso.
Perché funziona
La terapia sistemico relazionale funziona perché il disagio della persona viene considerato in relazione ad un sistema (famiglia, amici, colleghi), valutato sotto vari punti di vista al fine di individuare più strategie risolutive. La terapia sistemico relazionale funziona perché valuta il disagio sempre connesso alle esperienze relazionali del paziente che definiscono l'identità, le scelte fatte e i significati che si danno a ciò che accade nella vita. La terapia sistemico relazionale funziona perché definisce attentamente il problema in termini concreti, chiari e precisi. Porsi mete raggiungibili e chiare produce sempre un effetto positivo sul paziente che viene posto in condizioni di considerare i fatti in modo da poterli affrontare e non eluderli.
"Il processo terapeutico significa ricercare se stessi … aiutare il paziente a sviluppare la sua personalità … restituirgli il potere di sopravvivere e di vivere, di essere creativo a dispetto del suo dolore e della sua impotenza.
". CARL WHITAKER